Palazzo Lavizzari si trova nel centro storico del paese, a due passi dall’antica collegiata di Santo Stefano, dal complesso chiesastico di Santa Maria e da numerosi altri palazzi appartenuti alle famiglie che contribuirono, nei secoli passati, a fare di Mazzo uni dei centri più importanti dell’Alta Valtellina.
Il palazzo si articola compatto intorno ad una corte lastricata e risulta composto da due corpi di fabbrica. Quello più antico fa angolo sulla piazza e sembra sia appartenuto alla famiglia dei Venosta di Match, insediatisi a Mazzo dopo aver ottenuto in feudo dal vescovo di Como i territori dell’antica pieve. Quello aggiunto in epoca rinascimentale disegna invece l’angolo occidentale e comprende gli appartamenti di rappresentanza dei nuovi proprietari del palazzo, i signori Lambertenghi, che lo acquisirono nel 1530.
L’ubicazione dell’entrata si deve forse a considerazioni di visibilità rispetto a un contesto diverso dall’attuale, in cui la vicina piazza era occupata dal cimitero della Chiesa di Santo Stefano e l’antica casa parrocchiale occultava alla vista gran parte del severo prospetto nord-occidentale. Ad ogni modo il portale a sesto acuto sormontato dallo stemma dei Lavizzari – successivi proprietari – e la sovrastante bifora elegantemente incorniciata costituiscono gli unici elementi qualificanti del fronte principale.
Il palazzo entrò in possesso dei Lambertenghi nel 1530 e fu un esponente di questa famiglia, Pietro Angelo, ad avviare la trasformazione in dimora signorile della struttura esistente e a promuovere l’ampliamento. Nella corte risale a questa fase di lavori la decorazione a losanghe intorno agli stemmi affrescati delle Tre Leghe, nonché il fregio a monocromo dell’androne di ingresso, datato 1543. Allo stesso giro d’anni appartiene anche la decorazione dell’ampio salone a pian terreno, con soffitto a cassettoni datato 1536, fregio dipinto con stemmi e girali vegetali e grande camino con la cappa dipinta da un cimiero con stemma araldico.
Nel 1650 il palazzo passò ai Lavizzari che ornarono alcune stanze con decorazioni pittoriche e a stucco. A loro si devono altresì alcuni inserimenti barocchi, come gli stucchi decorativi dell’androne, i balconcini interni in ferro battuto e il portalino in pietra verde che, dalla corte, consente di eccedere a quella che probabilmente era la cappella del palazzo, come farebbero pensare gli angeli affrescati del medaglione al centro della volta.
Fonte: Chiese, torri, castelli, palazzi - i 62 monumenti della Legge Valtellina. A cura di Francesca Bormetti e Maria Sassella
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